“il rugby degli altri”: Jonathan Davies riapre la ferita, “fuori le italiane dalla Champions Cup”

I don’t think at the moment that they offer anything to the Pro12. I don’t think it’s good for any of the sides in there and I don’t think it’s good for the Italian sides.”

Parole e musica di Jonathan Davies, ex gloria gallese e adesso commentatore di rugby (union e league) per la BBC, rilasciate a Scrum V, programma dedicato al rugby in onda su BBC Wales.

Lo sappiamo, la questione e’ antica e, forse, mai passata di moda: il rugby italiano, a livello di club e di nazionale, puo’ competere con quello delle nazioni piu’ forti dell’emisfero nord?

La risposta non e’ facile da dare, perche’ (purtroppo) i risultati raccolti nelle ultime stagioni sia dai due club ‘pro’, sia dalla nazionale nel 6 Nations (ma anche nell’ultima RWC2015) sono stati, troppo spesso, deludenti.

Non vogliamo, pero’, soffermarci su questo – ne’, francamente, ci interessa – ma Davies ha detto anche qualcosa che, da queste colonne, andiamo ripetendo da qualche tempo – anche se in maniera un po’ diversa.

They’re not good enough – they should go straight into the Challenge Cup“, sempre riferendosi alle due squadre italiane.

Anche qui, non ci permettiamo di discutere l’opinione di Davies ma, prendendo spunto da questa dichiarazione, ribadiamo il nostro pensiero: ovvero, che la EPCR dovrebbe cancellare la clausola che vede “almeno un club di Scozia, Irlanda, Galles e Italia” presente in Champions Cup. Si vuole un vero criterio meritocratico? Bene, si proceda di conseguenza. Le prime sette squadre classificate vanno in Champions Cup, le altre vanno in Challenge Cup. E se una stagione Italia, Scozia, Irlanda o Galles (difficile, con quattro rappresentanti) dovessero restare fuori dall’ “Europa che conta”, beh, quello sarebbe l’anno buono per rivedere i programmi e ripensare gli investimenti per le stagioni successive.

Anche Marius Goosen, poco tempo fa, aveva rilasciato al “Gazzettino” un’intervista in cui diceva che, sostanzialmente, per Benetton e Zebre sarebbe meglio giocare nella seconda coppa europea.

Non e’ mancanza di coraggio, e’ realismo. E, noi, non possiamo che essere d’accordo.

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